Matteo Renzi elogia l’Arabia Saudita come la terra del “nuovo rinascimento”. Lascio ogni considerazione alla vostra coscienza. Mi permetto, però, di sottoporvi alcuni fatti, indiscutibili ed oggettivi …
L’Arabia Saudita è al centro del dibattito mediatico in seguito alla partecipazione di Matteo Renzi alla cosiddetta “Davos del Deserto” organizzata dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Ma cosa sappiamo veramente della terra del deserto?
ARABIA INFELIX
Nel 2019, il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei migranti e il relatore speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani hanno reiterato le loro richieste alle autorità saudite di poter visitare il paese, senza tuttavia ricevere alcuna risposta. Non si tratta di semplici ONG, parliamo delle Nazioni Unite. Perché la più alta istituzione mondiale che vigila sui diritti umani non può entrare in Arabia Saudita? Ryad non ha mai fornito una spiegazione convincente...
Leggiamo il rapporto di Amnesty International: “Le autorità hanno intensificato la repressione dei diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione. Hanno vessato, detenuto arbitrariamente e perseguito penalmente decine di persone critiche nei confronti del governo, difensori dei diritti umani, compresi attivisti per i diritti delle donne, membri della minoranza sciita e familiari di attivisti. Sono proseguiti i processi davanti a un tribunale antiterrorismo contro attivisti sciiti ed esponenti religiosi, a causa del loro dissenso”.
Ed ancora: “le autorità hanno applicato in maniera estensiva la pena di morte, effettuando decine di esecuzioni per una vasta gamma di reati, anche di lieve entità. Alcune persone, in maggioranza membri della minoranza sciita del paese, sono state messe a morte al termine di procedimenti gravemente iniqui”.
A titolo esemplificativo riportiamo il caso di Mohammed al-Bajadi, membro fondatore dell’Associazione saudita per i diritti civili e politici. Dopo essere stato arrestato e detenuto al di là di ogni plausibile norma del diritto dal 2011 al 2015, è stato riarrestato a maggio 2018 ed è tutt’ora in attesa che si concluda il processo. Anche se definire il procedimento contro Mohammed al-Bajadi “processo” sarebbe un insulto contro tutto l’ordinamento giuridico.
Il Comitato delle Nazioni Unite contro la Tortura ha criticato l'Arabia Saudita per le amputazioni e le fustigazioni che effettua in base alla sua interpretazione del Corano. La delegazione saudita ha risposto che si difende la "tradizione legale" tenuta fin dall'inizio dell'Islam e ha rifiutato l'interferenza nel sistema legislativo.
I NUOVI SCHIAVI
Grave anche la situazione dei lavoratori stranieri, soggetti ad una legislazione repressiva e alla norma della Kafala. Essa è un istituto di diritto islamico che, in teoria, dovrebbe tutelare i minori orfani, abbandonati o privi di uno stabile ambiente familiare. In Arabia Saudita essa si estende al diritto del lavoro. La custodia per chi si trova in stato di abbandono, infatti, viene estesa a tutti coloro che rientrano in questo status, non solo specificatamente per i minori.
L’interpretazione dei sauditi ha trasformato uno strumento di tutela in uno di sfruttamento, dando ossigeno e mercato alla tratta dei migranti. La kafala prevede che il migrante, per trovare lavoro nel paese ospitante, si serva di un’agenzia preposta che lo metta in contatto con il futuro datore di lavoro. Il contratto tra le due controparti viene redatto in arabo e non per tutti è comprensibile. Gran parte dei migranti che firmano lo fanno sulla fiducia. Il compromesso costituisce, di fatto, un ricatto che va a privare il lavoratore dei suoi diritti fondamentali. La residenza del migrante all’interno del Paese è interamente legata al contratto di lavoro e al datore, che detiene la “proprietà” su di lui. Il “padrone” trattiene, anche, i documenti del lavoratore. In caso i termini del contratto venissero rifiutati, il migrante verrebbe rimandato nel suo paese. Se invece volesse cambiare lavoro, questo non sarebbe permesso senza il consenso del datore di lavoro corrente.
Il migrante, dunque, entra in un circolo di abusi da cui è difficile uscire. Non solo: anche se il lavoratore tornasse in possesso dei suoi documenti, non potrebbe lasciare il lavoro perché questo lo renderebbe un clandestino, e dunque passibile di arresto e rimpatrio.
Da questo a passare ad una vera e propria pratica quotidiana di abusi nei confronti dei lavoratori migranti, fatta di violenza fisica, verbale e psicologica, il passo è breve.
LO YEMEN
L’Arabia Saudita è impegnata nel conflitto nello Yemen. Il governo italiano, applicando (per una volta) la legge 185/90, che vieta l’esportazione di armi verso paesi che violano i diritti umani, ha fermato le vendite di armi verso l’Arabia Saudita.
La guerra in Yemen è una guerra sporca. La partita si gioca tra le forze degli Huthi, che controllano la capitale Sana'a e quelle leali al governo di Abd Rabbuh Mansur Hadi, con sede ad Aden. I primi sono nell’orbita iraniana. I secondi sono sostenuti da Arabia Saudita e Stati Uniti. Secondo l’ONU quel conflitto ha fatto più di sedicimila vittime. Più di diecimila erano civili. Secondo il presidente dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, la coalizione a guida saudita ha causato il doppio delle vittime civili rispetto a tutte le altre forze messe insieme, quasi tutte in conseguenza degli attacchi aerei indiscriminati.
QUID EST VERITAS?
Niente diritti umani, migranti ridotti ad un passo dalla schiavitù, diritti delle donne fermi al palo dopo una pallida sperimentazione, punizioni corporali quali amputazioni praticate con ferocia ed assiduità, omosessualità perseguita come reato… è possibile parlare di un nuovo rinascimento in Arabia Saudita, come ha fatto Matteo Renzi? Sia chiaro, ingraziarsi il cliente è parte dell’attività di vendita. Del resto Renzi è stato pagato lautamente per svolgere la sua visita e conferenza. Era suo dovere essere gentile con il committente. E tanti altri, in Italia, fanno come lui senza conoscere l’onore delle cronache.
Ma è stato “opportuno”?
Potrei proseguire. Ma lascio la risposta alla coscienza di ognuno di voi.
Una cosa è certa. Questa Arabia Saudita non può essere la terra di un nuovo rinascimento. Il rinascimento, come concetto storico filosofico, tiene ben ferma la dignità dell'essere umano. Leonardo, Bernardino Telesio, Guglielmo di Ockam, Erasmo da Rotterdam, e molte altre personalità dell’umanesimo e del rinascimento, si rivolterebbero nella tomba.
Lasciamo che riposino in pace.
Mario Michele Pascale
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